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Descrizione:
cenni storici e paesaggistici Rocca S. Maria Su una roccia calcarea, in posizione dominante rispetto alla sottostante pianura è possibile ammirare una delle più belle ed antiche Pievi della montagna modenese: Rocca S. Maria. Questo sacro edificio, di forma basilicale, costruito in pietra arenaria del luogo, presenta al suo interno tre navate divise da ampi ed imponenti archi a tutto sesto che poggiano su quattro colonne e quattro semi colonne basse e rotonde. I relativi capitelli, dall’intaglio vigoroso, sono diversi per forma e composizione. Basandosi soprattutto sulla ornamentazione di questi capitelli, oltre a tutta la struttura dell’edificio, gli studiosi d’arte sono concordi nel datare la sua edificazione tra l’ottavo e la metà del nono secolo. All’esterno della Pieve, nei pressi dell’antica Rocca, su un travaglio di ferro appena riparato dalle piogge, è posta una campana con lo stemma gentilizio dei Da Savignano e la data 1370. L’antico bronzo fu regalato alla comunità di Rocca S. Maria da Ugolino da Savignano, Signore di quei luoghi e della Podesteria di Monfestino.Rocca S. Maria, un tempo chiamata Castel Catoniano, nel 1038, a seguito di una permuta, fu ceduta dal Vescovo di Modena Viberto al Marchese Bonifacio III di Toscana, padre di Matilde di Canossa. La Contessa, a sua volta, nel 1108 la donò con tutte le terre e la Pieve al Vescovo di Modena Dodone. Nello stesso anno, Matilde di Canossa tenne un placito nel suo castello di Montebaranzone in favore delle genti di Rocca S. Maria, che da generazioni erano obbligate a prestare la loro assistenza ai ministeriali di Gombola quando passavano in quei luoghi. Il Sasso delle Streghe. Lasciata la strada che conduce a Roca S. Maria, all’altezza dell’ex scuola elementare, dopo circa 1 Km lungo uno scosceso sentiero, si arriva al Sasso delle streghe, un monolito di calcare contenente fossili marini, in prevalenza bivalve, che si erge per circa una decina di metri all’interno di un bosco di roverelle, Trecento metri più a valle, verso i primi calanchi,una parete rocciosa racchiude centinaia di altre grosse bivalve fossili. La Salsa della Cintora. Nella frazione di Rocca Santa Maria, partendo dallo Via Giardini (Montardone) ed inoltrandosi per una ripida strada, dopo circa 1 Km, si arriva alla Salsa della Cintora. La Salsa ha le stesse caratteristiche di quelle della vicina Nirano: è un cono dell’altezza di circa un metro, da cui fuoriescono acqua salata, gas metano e fanghiglia d’argilla. Prima del 1975, amo in cui i proprietari, lo distrussero con una ruspa, il cono aveva raggiunto un’altezza di 4 metri. La Salsa dagli abitanti del luogo è chiamata, in fama dialettale, Bomba, perchè il cono durante i temporali, emette suoni simili a piccole esplosioni. Pazzano Pazzano dista 6 Km dal Capoluogo e 3 Km dalla Nuova Estense. In questi ultimi anni, la vicinanza all’importante strada di scorrimento Nuova Estense ha portato a questa tranquilla località una notevole espansione abitativa. Lungo la strada che porta a Granarolo vi sono case torri e a corte chiusa risalenti ai sec. XVI e XVII che presentano pitture e portali di pregevole fattura . A Pazzano di sotto è posso l’oratorio dedicato a S. Rocco. edificato da coloro che si salvarono dalla peste del 1630. L’attuale Chiesa, dedicata ai Santi Giovanti e Paolo, fu costruita nel 1727 su disegno di Antonio Vandelli. In essa, prima dei lavori di restauro e consolidamento, avvenuti negli anni 1970-80, si poteva vedere nel pavimento dinanzi all’altare dedicato a S. Giuseppe, una tomba con scolpito un guerriero e la scritta Marcus Bazzanus et sibi natis et pasque nato proli hoc sepulcrum construxit-A. MDLXXX. Questa tomba, forse proveniente da altro luogo sacro più antico, era il sepolcro dell’importante famiglia dei Bazzani che annoverò uomini che ricoprirono importanti cariche nell’ambito dello Stato Estense. Pazzano. che è posta al centro della Val Tiepido, con le sue suggestive casine bianche attorniate dai tanti colori della natura, seppe negli anni 1940 – 1960, dare ispirazione al poeta e scrittore Guido Cavani di Modena che qui era solito soggiornare e che di questi luoghi scrisse.