Tra i vari itinerari possibili sul territorio,di particolare interesse risulta essere l’ itinerario della fede, che racconta la vita religiosa del nostro paese attraverso chiese e conventi.
Partendo dal capoluogo possiamo visitare la Chiesa del Santissimo Crocefisso, il Santuario della Beata Vergine Maria di Pompei, l’Oasi Francescana poi spostandoci in ogni frazione troviamo un edificio religioso che frequentemente ha origine in un passato remoto e che spesso contiene opere che danno la misura della religiosità che caratterizzava le antiche popolazione dei borghi ed il loro desiderio di dimostrarla.
Serramazzoni – Chiesa del Santissimo Crocefisso
La prima pietra venne posata il 16 aprile 1898. Fu benedetta dall’arciprete di Ligorzano Don Annibale Corfini. Gli abitanti contribuirono, con denaro, con materiale e con il loro lavoro per giungere speditamente alla conclusione dell’opera. Venne inaugurata il 7 maggio 1899, festa della Beata Vergine di Pompei con grande affluenza di pubblico e grandi festeggiamenti.
La devozione dei Serramazzoni alla Madonna del Rosario è sempre stata molto forte, tanto è vero che, ancor prima che l’oratorio venisse costruito si era già deciso di dedicarlo alla madonna del Rosario. Nell’oratorio, al centro dell’abside, venne posta e custodita una preziosa e bella immagine su tela della Madonna raffigurante la Beata Vergine di Pompei.
Successivamente fu costruita la canonica e l’oratorio venne ampliato. Il 31 maggio 1942 l’arcivescovo di Modena Mons. Cesare Boccoleri decreta la nuova Parrocchia con il titolo di Maria SS.Regina del SS. Rosario in località Serra Mazzoni. Il primo parroco nominato fu Don Francesco Gavioli il 2 agosto 1942. Serramazzoni era diventato, nel giro di pochi decenni, da piccola borgata, a vero e proprio paese, pertanto, l’oratorio, posto in una posizione dove non era possibile l’ampliamento, non era più sufficiente per contenere la popolazione così si pensò di costruire un Santuario.
Serramazzoni – Santuario della Beata Vergine Maria di Pompei
Il 25 luglio 1943 furono gettate le fondamenta di una nuova chiesa la benedizione e la posa della prima pietra venne impartita dall’arcivescovo di Modena mons. Cesare Boccoleri in occasione della sua prima visita nella appena nata parrocchia di Serramazzoni.
Il Santuario, anche se non terminato, fu inaugurato da mons. Giuseppe Amici la sera del 26 luglio 1964 in occasione della sagra annuale della Beata Vergine di Pompei e con solenne processione la Sacra immagine delle Madonna dipinta nel 1944 da Madre Clotilde Calvi superiora delle Dame Orsoline del Sacro Cuore fu trasferita dall’Oratorio al Santuario che veniva a Lei dedicato.
Il Santuario venne arricchito successivamente con la posa del pavimento in marmo, dell’altare, dei banchi, e dei confessionali. L’opera di abbellimento è proseguita con l’arrivo di don Marco Denisiuk con le opere del Prof. Romano Pelloni di Carpi a cui si devono la via crucis in ceramica, le vetrate istoriate e le sculture del timpano della facciata e del pittore locale Gianni Cuoghi a cui si devono tre grandi quadri ad olio raffiguranti la natività, il battesimo di Cristo ed il Sacro Cuore.
Ligorzano: Chiesa dedicata ai SS. Ippolito e Cassiano
La sua edificazione iniziò il 04/09/1898 su progetto dell’ing. Coppi di Modena e terminò nel 1905.
L’edificio sacro e’ in stile neogotico e al suo interno presenta tre navate con absidi. Si possono ammirare l’affresco del Cristo Risorto (1990) e il paliotto d’altare dell’ultima cena (1993) eseguiti da Enrico De Pietri.
L’organo fu costruito nel 1857 dagli organari Agati di Pistoia e la cassa dell’organo fu dipinta da Domenico Costi. Restaurato nel 1899 dal modenese Eugenio Bonazzi, fu pesantemente rimaneggiato da R. Guerini nel dopoguerra. Nel 1997 venne restaurato da Bartolomeo Formentelli.
Di fronte alla chiesa di Ligorzano sorge l’edificio che ospita le religiose dell’Ordine Suore Minime dell’Addolorata
Rocca Santa Maria: Pieve Romanica dedicata a S. Maria Assunta
Fra le pievi dell’Appennino modenese, quella di Rocca Santa Maria è fra le più antiche e suggestive. Il suo profilo inconfondibile si rileva in lontananza al turista ed al Pellegrino, simbolo di arte e storia nel verde paesaggio collinare. Sorge isolata dal resto del borgo, sulle prime pendici dell’Appennino modenese su una rupe quasi inaccessibile che domina la pittoresca valle del torrente Fossa. La pieve era annessa ad un antichissimo fortilizio che faceva parte di una serie di torri e luoghi fortificati a presidio della vallata, con Nirano, Fogliano, Torre delle Oche e Spezzano. Dal 1038 appartenne al marchese Bonifacio di Toscana e quindi a sua figlia Matilde di Canossa, che la cedette nel 1108 al vescovo di Modena. La datazione delle origini della pieve è controversa e risalirebbe ad epoca preromanica, per taluni studiosi all’VIII-IX sec. Alla metà del Settecento subì la sopraelevazione della navata centrale, determinando così la struttura monocuspidale della facciata, in origine “a capanna” con due semplici spioventi. Furono anche eliminate le due piccole absidi laterali lasciando solamente l’abside centrale, con tracce di archetti pensili, che ha orientamento liturgico a est, cioè verso il sorgere del sole la cui luce è metafora della grazia divina. I restauri eseguiti tra il 1913 e il 1937 hanno voluto restituire alla chiesa l’aspetto romanico, rifacendo la facciata in pietra e realizzando la copertura in capriate lignee. L’interno, semplice e maestoso, a tre navate, possiede un fascino raccolto e solenne, con le ampie arcate che appoggiano su quattro colonne e semicolonne basse e poderose. Gli splendidi capitelli databili all’XI secolo, in stile preromanico o romanico precoce, sono ornati da intrecci vegetali, con foglie e fiori stilizzati, nastri e volute, e sono ritenuti fra i più belli del Nord Italia. La base della seconda colonna di destra ha i paraspigoli scolpiti con teste di animali – leone, caprone, orso, grifone – che simboleggiano il male schiacciato dalla Chiesa. Il pilastro a sinistra dell’altare maggiore conserva un antico tabernacolo, scavato e ornato dai simboli eucaristici di un calice e spighe stilizzate.
La Pieve di Rocca Santa Maria il 28 agosto 1974 fu eretta a Santuario Mariano con decreto dell’arcivescovo di Modena mons. Amici.
Montagnana: Chiesa dedicata a S. Andrea
La chiesa,venne costruita nel 1859 ed incorporò un edificio più antico del 1635 che, a sua volta aveva preso il posto di una cappella. La miseria di questi luoghi è testimoniata dal fatto che al vescovo Rangoni, in visita pastorale nel 1635, quella cappella parve una stalla e ne ordinò la costruzione di una più decente. L’incarico per la costruzione fu dato il 19 gennaio all’ing. Antonio Vandelli di Modena il quale, fatti i dovuti sopralluoghi, decise di incorporare nella nuova Chiesa anche la vecchia. Nello stesso 1883 dunque, fu costruita dapprima la sagrestia per il servizio delle funzioni parrocchiali per supplire alla mancanza della chiesa durante l’abbattimento di quella vecchia e la costruzione della nuova. Terminata la sagrestia, iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa che risultava essere di forma rettangolare ed ad una sola navata, coperta da un tetto a due acque con una porta principale nella facciata ed una piccola sul lato di levante. L’interno della chiesa presenta centralmente l’altare maggiore o del SS. Sacramento e altri due nelle pareti laterali. Essa è illuminata da sette finestre: due rettangolari nel coro; quattro semilunari nella navata ed una nella facciata. I due altari laterali sono dedicati uno al SS. Rosario e l’altro a S. Antonio da Padova. Sulla porta maggiore della facciata vi è una formella raffigurante la vocazione di S. Andrea Apostolo, opera recente del prof. Oscar Ferrari. La chiesa è posta in alto e a destra della Via Giardini. Il progetto dell’ing. Vandelli prevedeva anche la canonica che venne costruita alla destra della chiesa e nel punto di congiungimento fu costruito un basso campanile.
Montagnana possiede un cimelio di notevole valore: la campana più antica del modenese che porta l’incisa l’iscrizione “anno del Signore 1262”. Poco distante sulla Via Giardini si trova la Chiesetta della Resistenza, costruita nel 1965 per commemorare la partecipazione coraggiosa dei montanari alla lotta partigiana negli anni 1943-45.
Pazzano: Chiesa dedicata ai SS. Giovanni e Paolo
La chiesa di Pazzano sorge su un pianoro erboso posto alle falde del monte di Monfestino, dove fu costruita a partire dal 1725 su disegno di Antonio Vandelli la chiesa in stile barocco rinascimentale è dedicata ai santi Giovanni e Paolo, martiri a Roma. I santi protettori sono raffigurati in un pregevole dipinto, di origine tardo ‘600, collocato nell’abside e riportato al suo aspetto originale da un recente restauro. L’interno, decorato alla fine dell’ 800, con semplici motivi ornamentali, si sviluppa in un’ampia navata centrale e quattro piccole cappelle laterali. Entrando in chiesa, a sinistra, si trovano prima l’altare del Crocefisso e poi l’altare di S. Giuseppe. A destra si trovano l’altare di S. Nicola e quello della B.V. della Cintura.
A fianco della chiesa si eleva il campanile a fusto quadrato con cella campanaria. La chiesa ed il campanile vennero consacrati nel 1915. L’altare principale è dedicato a San Giuseppe.
Valle: Chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo
L’ attuale chiesa fu costruita nel 1572 e riedificata nel maggio del 1868 su progetto dell’ ing Antonio Vandelli Il 28 settembre 1915 Mons. Natale Bruni consacrò la Chiesa.
La chiesa, dedicata a S Michele Arcangelo, ha forma rettangolare,”stile toscano” ed ha tre altari: quello maggiore, quello dedicato a s. Antonio da Padova e quello del SS. Rosario. All’ interno è presente un organo antico recentemente restaurato di pregevole valore che viene usato nel tradizionale concerto di luglio. Il campanile ospita 4 campane della fonderia Brighenti di Bologna.
Granarolo: Chiesa dedicato a S.Urbano I° Papa
La chiesa parrocchiale di Granarolo, nella forma attuale, risale al 1834. L’origine e la fondazione della chiesa pievana di Granarolo è antichissima in quanto si crede abbia avuto origine nel 1197, come appare da documenti del 1242, apparteneva alla giurisdizione dei Balugola. La chiesa, bassa e semplicemente coperta con tetto a due falde, aveva una lunghezza complessiva di metri 19 ed una larghezza di metri 7. Essa era Plebana di cinque cappelle: Farneta di Riccò, Pazzano, Valle, Montefestino e Selva col titolo di arcipretura. Sembra che il titolo di Plebana risalga al secolo XVI. Inoltre si suppone che la chiesa attuale di Granarolo sia stata riedificata sulle rovine di un’altra chiesa più grande come si è potuto constatare dai fondamenti più estesi scoperti nella vicinanza della medesima e dal ritrovamento di lapidi infrante e pietre scalpellate, che si vanno rinvenendo a poca distanza dalla chiesa stessa.
Riccò: Chiesa dedicata a San Lorenzo
L’antica chiesa parrocchaile di Riccò era posta nel borgo oggi chiamato Riccò Vecchio.
Nel XII secolo era già sede di parrocchia e la chiesa, che oggi non più esistente, risaliva forse al 1316. Con la costruzione della via Vandelli, nel 1775 la sede parrocchiale ed amministrativa venne trasferita oltre il tiepido, presso Farneta, dove sorgevano un borgo antico, un oratorio dedicato a San Lorenzo, che è l’attuale chiesa, e una torre quattrocentesca, parte di una imponente fortezza balugana; di questa rimane anche l’arco di un ponte levatoio nell’edificio adiacente alla torre. La chiesa aveva, come tutt’oggi una sola navata e tre altari: il maggiore è dedicato a S.Lorenzo martire protettore della parrocchia, il secondo al SS. Crocifisso ed i terzo alla B.V. Addolorata.
Il Campanile inizialmente era a pianta rettangolare e rozzamente intonacato. Fu innalzato nel 1927 e nel 1928 vennero consacrate le quattro campane, infine nel 1993 il campanile fu restaurato e portato all’attuale splendore
S.Dalmazio: Chiesa dedicata a S. Dalmazio Vescovo Martire
Non esistono memorie o documenti attorno all’origine e fondazione della Chiesa Parrocchiale di S. Dalmazio, come già affermava fin dal lontano 1712 il parroco di allora, Don Antonio Pietro Adani. Si sa però di certo che era dapprima Oratorio o Cappella e che nel 1000 circa fu costituita la Parrocchia,di conseguenza l’Oratorio dovette essere ingrandito, come i lavori eseguiti posteriormente dimostrano. Dal Registro dell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Modena risulta che la Chiesa di S. Dalmazio è già esistente nel 1065. Nell’interno della Chiesa odierna esistono due spigoli dell’antica costruzione, nella sagrestia nuova e nella sagrestia vecchia. Vi è pure un’antica mensa di altare ora deposta sul lato nord della Chiesa (esternamente). La Chiesa di S. Dalmazio è ricordata nel Catalogo delle Chiese modenesi del secolo XIII (“Ecclesia Sancti Dalmatii”) ed in quello del secolo X. Fu nel 1568 che la parrocchia di S. Dalmazio già soggetta alla Pieve di Coscogno passò all’Abbazia di Nonantola, a cui tuttora ecclesiasticamente è soggetta.
La chiesa, dedicata a S. Dalmazio Vescovo e martire, ha subito nel tempo importanti modifiche e ristrutturazioni fino agli anni ’80 del secolo scorso. Il campanile, eretto nel 1718, sorge a poca distanza dall’edificio e presenta un’alta cuspide ottagonale
Monfestino: Chiesa dedicata ai SS. Faustino e Giovita
La chiesa medioevale, adiacente al castello fu costruita nel 1304, con facciata a capanna e portale ad archi voltato che conserva all’interno interessanti arredi e dipinti. Vi sono due porte: una maggiore in travertino e una più piccola, posta al fianco della chiesa e costruita in pietra comune liscia. All’interno della chiesa è possibile ammirare un recente quadro raffigurante San Simeone Stilita, protettore dei campeggiatori. Sulla strada per Serramazzoni si incontra, presso Casa Ravaglia, l’Oratorio della Madonna del Buon Consiglio, che risale almeno agli inizi del XVIII secolo e che fu ristrutturato nel 1925.
Simeone di Sis – Lo Stilita Santo Protettore di tutti i campeggiatori
È dovuto alla tenacia e alla costanza di Giovanni Iacconi di Serramazzoni (MO), responsabile del Camping Club “Mondo Natura del Frignano”, se è stato assegnato un patrono “adeguato” e di importanza fondamentale, alla grande famiglia dei campeggiatori. Lo Iacconi, si è fatto tanta parte attiva, convinta e pervicace, da “costringere” un amico ricercatore di storia ma soprattutto S.E. Monsignor Benito Cocchi, arcivescovo-metropolita, di Modena-Nonantola il quale, riconoscendo le affinità morali ed umane della vita di San Simeone stilita con quelle tipiche di chi, corrente il terzo millennio, privilegia un tenore di vita condotto all’insegna dell’essenziale e della necessaria austerità, stile, che le patologie abnormi e stressanti del tempo presente, rifuggono e ne ha approvato la venerazione nell’ambito della provincia ecclesiastica.
È stata dunque, approvata la corrispondenza storica fra il Santo di Sis ed il “modus vivendi et operandi” del campeggiatore di oggi che così può venerare un Santo “ad hoc”. Il patrono è una figura di santo antico, spuntato nella culla del cristianesimo primigenio della Cilicia-Siria, nella regione di Nicopoli nel V sec., e con la vocazione a proteggere non solo gli amanti della natura ma il pianeta intero nelle sue varie componenti: aria, acqua, mondo animale e vegetale, che pur sempre sono lasciati in amministrazione custodia, nel loro sopravvivere, alla salubrità mentale di ogni essere umano che rischia di costituirsi causa efficiente o efficiente di desertificazione o di inquinamento irreversibile.
Al contrario, i campeggiatori ed i naturisti, sono sempre portatori sani di “buone notizie” e di civiltà. La prova è data dal fatto che quando un’area, che ospita tende o roulottes viene abbandonata, è sempre lasciata pulita e funzionale, a differenza di meeting musicali che rintronano menti confuse e degradano luoghi.
La presidenza nazionale di roulottisti e campeggiatori ha deliberato di chiedere all’Arcivescovo Cocchi di inviare alla Santa Sede la domanda di estendere il culto di San Simeone stilita alla Chiesa intera come protettore universale dei campeggiatori, dato che i richiedenti sono privi di patrono.
La festività liturgica del santo anacoreta e taumaturgo Mar-simeon, detto il fachiro cristiano nel culto di Aleppo-Antiochia risalente al sesto secolo, è fissata il 27 luglio (Tammuz); mentre nel Sinassario armeno, la festa è data o il primo settembre oppure dopo la festa dell’esaltazione della santa croce, l’undici o il diciassette settembre come registra lo storico Evagrio e si è convenuto che l’ ultima domenica di Giugno di ogni anno sia dedicata al Culto Solenne di San Simeone stilita. Quanto all’immagine iconografica , è da dire che, creata dal pittore Serramazzonese Gianni Cuoghi, riassume con tecnica limpida, la funzione pastorale del patrono: in definitiva, è rappresentata una gran bella immagine ispirata ad un contenuto funzionale azzeccato; tale immagine, credo troverà facile e piacevole collocazione all’interno della roulotte. L’immagine originale del santo è stata accolta da Monsignor Franco Misley nella chiesa parrocchiale di Monfestino di Serramazzoni, almeno come primo santuario. (DON SERGIO DONDI)
Selva: Chiesa dedicata alla Natività di Maria Santissima
Nei documenti del XII secolo Selva viene indicata come “Silva de Ula” o “Silva de Virola”, era infatti un’antica selva di querce, donata dal Vescovo di Modena nel 1131 ai frati benedettini di S. Pietro che la disboscarono per costruirvi una chiesa e un piccolo convento, di cui oggi non rimane alcuna traccia. La chiesa parrocchiale dedicata alla Natività della Madonna venne eretta nel 1865, sostituendo quella più antica. Ristrutturata dopo il terremoto del 1920, si presenta in stile classico. Alla sua sinistra sorge il campanile ad un solo piano e a destra la canonica edificata nel 1905.
Pompeano: Chiesa dedicata a S. Geminiano
Quando i conti Cesi, Signori di Gombola e di Pompeano, abbiano donato la piccola chiesa del castello, perché fungesse da chiesa parrocchiale, non è dato conoscere. Si può pensare che il libero accesso della popolazione a quel luogo sacro sia avvenuto nel XVI secolo. La chiesa, a forma basilicale, all’interno aveva tre altari: al centro quello maggiore e sulle due pareti laterali quello dedicato a S.Antonio da Padova e quello dedicato alla Madonna del Rosario dinnanzi al quale, nel pavimento, si trovava la tomba comune dei sacerdoti di Pompeano. All’entrata del borgo di Pompeano sorge un oratorio, dedicato a San Rocco, costruito nel 1796 su richiesta della comunità che trovava sempre più disagevole recarsi alla chiesa posta sulla roccia, la quale venne poi chiusa negli anni ’60 del secolo scorso a causa delle condizioni precarie del tetto. Dopo trent’anni di forzato abbandono, grazie all’assenso e al sostegno economico di diversi Enti e ditte private, la Chiesa di San Geminiano, il campanile e la canonica sono stati oggetto di importanti opere di restauro iniziate nel 1996 e terminate nel 2009 che hanno consentito di salvare questo importante patrimonio storico – culturale e permesso il riutilizzo della Chiesa per le sue funzioni di culto. L’Oratorio di San Rocco è stato restaurato ad opera dalla Parrocchia di Pompeano nell’anno 1986. Nella località Roncovecchio vi è un oratorio eretto nel 1824 e rifatto nel 1938 dedicato alla Madonna.
Faeto: Chiesa dedicata ai SS. Filippo e Giacomo
Faeto è menzionato per due volte nell’archivio capitolare di Modena dagli anni 1001 e 1013. Secondo una tradizione popolare cinque famiglie del ferrarese, circa l’anno 1400, salirono sul monte “Fageto” (nome dovuto a un antico bosco di faggi esistente fino a poco tempo fa) e vi fecero loro abituale dimora ricavando il loro sostentamento facendo i boscaioli e facendo i carbonai. Nel 1540 gli abitanti di Faeto fabbricarono a loro spese un oratorio dedicato ai santi apostoli Filippo e Giacomo che caduto in rovina venne riedificato nel 1609 dagli stessi abitanti corredandolo di un beneficio per il mantenimento di un sacerdote. Il primo cappellano fu don Giovanni Battista Casolari per 40 anni dal 1609 al quale succedettero altri 7 sacerdoti come cappellani. Ultimo fù don Giacomo casolari dal 1803 al 18016. Il 30 agosto del 1816 l’oratorio venne eretto a chiesa parrocchiale con un parroco, lo stesso don Giacomo Casolari fino al 1819. Gli succedettero 8 parroci fino al 1941. Don Antonio Lumare è l’undicesimo parraco di Faeto il primo non residente. L’ultimo residente è don Adolfo Sandoni parroco per quasi 50 anni fino al maggio del 2010.
Varana: esistono 2 chiese A Varana Sassi la chiesa dedicata ai SS. Pietro e Paolo e a Campodolio la chiesa dedicata alla miracolosa Madonna delle Grazie o della Ghiara.
Due sono le antiche chiese: quella di Varana Sassi, del XIV Secolo, sorge nell’antico borgo, accanto al “Sasso” su cui si alzava un fortilizio e secondo la tradizione pare fosse stata eretta dalla famiglia Nobili, la quale fondò pure nel 1595 un Oratorio dedicato a S. Giovanni. La chiesetta era costituita da un unico vano e doveva essere di stile romanico Gli Altari in questa Chiesa sono tre, l’Altare Maggiore dedicato ai SS. Pietro e Paolo, L’Altare del Rosario, e l’Altare di S. Caterina V.M. tutti di scagliola.
La chiesa parrocchiale posta a Campodolio ha una diversa storia che inizia con una leggenda:
«La tradizione racconta che nel 1700 circa, un’umile pastorella, pia e devota, mentre pascolava un piccolo gregge nel luogo stesso in cui sorge ora la Chiesa Parrocchiale, seduta su di un sasso gli apparve una Signora vestita di rosso e con un manto azzurro che tendeva la mano ad un pargoletto che le stava seduto a fianco che le disse: “Buona fanciulla e mia fedele ancella va e di ai tuoi paesani che da questo luogo io ascolterò le loro preghiere e concederò a loro tutte le grazie, che mi chiederanno”. Così dicendo la bella Signora scomparve. Il Parroco di Varana, non mettendo in dubbio la veridicità della visione, dal pulpito annunciò il prodigio ed invitò il popolo di Varana a recarsi in quel luogo dell’apparizione a pregare e chiedere grazie. Ben presto su quel luogo sorse una bella “Maestà” e vi fu dipinta a fresco l’immagine della Madonna. Più tardi un oratorio».
Ospita una raccolta di ex voto, tavolette d’arte modesta, di piccole dimensioni offerte a Dio,alla Madonna o al Santo protettore, come segno di promessa solenne o per grazia ricevuta. Rappresentano una forma di devozione popolare spontanea che ha origini antichissime. Divenuti oggetti di collezione sono ricercatissimi da antiquari e da appassionati d’arte.